Lucio lo notò mentre, con la chitarra a tracolla, cantava le sue canzoni in Piazza Maggiore. Poi l’inserimento di un suo brano ‘I don’t wanna start’ nella colonna sonora del film AmeriQua di Marco Bellone e Giovanni Consonni, l’incontro con Caterina Caselli e un contratto con la Sugar. Uno di quegli incontri che cambia la vita, anche se poi, a mettersi in mezzo, è stato il destino. Marco Sbarbati, l’ultima scoperta di Dalla, 28enne marchigiano ma bolognese d’adozione, ci racconta come si è scoperto piano piano. Conferma dopo conferma.
Marco, quando hai scoperto questa passione per la musica?
In verità fin fa piccolo, ma è stato al liceo che ho iniziato. Avevo una band e scrivevamo pezzi nostri. La volontà di proporre qualcosa di originale, c’è sempre stata. Nel 2007 mi sono trasferito a Bologna per frequentare il Dams ma anche per continuare a fare musica. Poi l’incontro con una ragazza americana, conosciuta ad un festival di strada, è stata la svolta. Rimasi affascinato da questa ragazza piccolina ma dalla voce così potente da riuscire a catturare tante persone. Mi ha spinto a provarci, non pensavo di essere in grado.
Un inizio da busker, cantando nelle piazze d’Italia. Poi, l’incontro con Lucio Dalla. Raccontaci com’è andata
Se ne accorse la mia coinquilina. Iniziò a farmi dei cenni con le braccia per dirmi che tra il pubblico c’era Dalla. E’ stato un incontro inaspettato, così come lo sono stati i suoi complimenti. Questa, posso dire che è stata la vera conferma che la strada che avevo preso era quella giusta. E che non avevo sbagliato tutto.
E poi…
Dopo alcuni giorni mi chiamò. Così iniziai a fargli ascoltare alcune mie canzoni e provò a inserirne una nella colonna sonora di un film a cui stava lavorando, AmeriQua. Non l’ha più tolta. Un anno dopo è arrivato il provino con Caterina Caselli, grazie al produttore del film che mi mise in contatto con lei. E le sono piaciuto.
Caterina Caselli, in una recente intervista, ha detto che ‘Il talento è timido’. E pare che tu lo sia parecchio…
Si, lo sono molto in effetti. Ho iniziato cantando in inglese anche per via della timidezza. Ma non solo, a livello melodico l’inglese mi piace molto di più, mentre è indubbio che nella propria lingua si riescono ad esprimere meglio i contenuti. Per esportare all’estero musica in inglese bisogna fare qualcosa di veramente innovativo e questa è la mia sfida. Mentre spesso l’errore è quello di proporre musica simile a quella che già c’è. Ora comunque mi sono impuntato a voler cantare anche in italiano.
Come nascono le tue canzoni?
Prima scrivevo pensando alle vite degli altri. Ora no. Bastano anche solo sensazioni, momenti veloci o conversazioni per far nascere una canzone. Ed è importante fare molte esperienze.
Parliamo di oggi e del futuro
In attesa di un album ho inciso un Ep di 5 brani con la Sugar, a cui è seguito un tour di due settimane nelle piazze d’Italia e interviste in radio. Lo promuovo attraverso Facebook e Twitter con l’hashtag #inviaggio. Inoltre, due singoli sono già usciti in radio. Questo è il presente. Quanto al futuro, non so come sarà. Per ora continuo su questa strada e, per lo meno, faccio una cosa che mi piace.
E Sanremo?
E’ una grande vetrina, forse l’unica in Italia. Chissà…